Tra i fiori del giardino

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. †Cheshire†
     
    .

    User deleted


    « Iris Rea Silvia Felix »

    img

    iris
    Erano trascorsi alcuni giorni da quando Iris e Lux erano andate alla fiera di paese, che, tra l'altro, si era rivelata una specie di disastro. L'unica cosa che l'aveva divertita, alla fin fine, era stato l'incontro con quel ragazzo che aveva baciato l'angelo di Vincent, Cloud; Iris era curiosa: avrebbe voluto rivederlo per portare avanti la tacita sfida che i due si erano lanciati.
    Probabilmente a prima vista nessuno avrebbe descritto Iris come una persona a cui piacesse fare nuove conoscenze e, a dire il vero, non questo non era del tutto sbagliato, tuttavia incontrare persone fuori dal comune l'aveva sempre divertita. La ragazza, infatti, non sopportava le persone omologate a tutte le altre e, nonostante sua molti avessero tentano di spiegarle che spesso l'omologazione al resto del mondo non fosse altro che uno scudo per difendersi dall'opinione comune, il solo pensiero si esserne circondata la rendeve ostile agli estranei, inoltre a questa fredda indifferenza si mescolava la diffidenza che aveva sviluppato in parecchi anni.
    Persa tra queste considerazioni osservava il paesaggio della pacifica città di Ianua dalla grande portafinestra della sua stanza.
    Lux, come al solito, era a "fare cose" in giro per casa, perchè anche quando era sulle Terre di Orior, in mezzo ai mortali, il suo angelo nutriva il bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa, tanto che aveva mandato in vacanza a tempo indeterminato tutto il personale della magione, per occuparsi di persona di tutte le faccende e Iris, dopo aver osservato per un certo periodo di tempo l'operato dell'angelo, decise di accontentarlo. Tuttavia, in questo modo, la ragazza si ritrovava spesso e volentieri senza nulla da fare, annoiandosi a morte e quello era uno i quei momenti.
    Iris sbuffò. "Devo trovarmi qualcosa da fare", pensò continuando a guardare fuori dalla finestra e in quel momento i suoi occhi si posarono sull'immenso giardino della magione. "Credo proprio che andrò un po' in cortile...", si disse con un lieve sorriso dipinto in volto, così, spalancata la portafinestra, prese la rincorsa e con un agile balzo atterrò con grazia felina sul prato, quindi iniziò a passeggiare.
    Giunta alle stalle, non ebbe neanche il tempo di fare un cenno, che Aleph, la sua tigre, le corse in contro; "Buon pomeriggio, Aleph!", esclamò ridendo, mentre accarezzava dolcemente la testa dell'animale, quindi continuò con lui la passeggiata per il giardino. Dopo qualche minuto Iris e Aleph giunserò al grande ciliegio che torreggiava imponente in un piccolo spiazzo ad esso dedicato nel giardino. La ragazza si sedette ai piedi dell'albero e Aleph si accucciò al fianco della padrona. Iris iniziò ad ammirare il ciliegio, cosa che faceva spesso perchè le ricordava quello che c'era alla magione di Aetherius, quello nel giardino in cui aveva trascorso l'infanzia, quello che c'era a casa sua. Chiuse per un attimo gli occhi sentendo il tepore del vento estivo che le accarezzava la pelle.

    img



    Edited by †Cheshire† - 20/11/2013, 19:45
     
    Top
    .
  2. Irarn
     
    .

    User deleted


    «Almaril Ethradar»

    8-1

    Erano tre giorni che Almaril si trovava a Ianua, la capitale del Regno della Rinascita e una delle città più importanti di tutte le Terre di Orior. Vi si era recato per svolgere delle commissioni: il suo armaiolo di fiducia, che da tempo possedeva bottega ad Aetherius, si era recentemente trasferito a Ianua, dato che aveva preso in moglie una donna proveniente dalla capitale. Almaril, affezionatosi ormai alle armi prodotte dall'abile artigiano, aveva affrontato il viaggio in volo pur di acquistare una nuova spada che potesse sostituire quella vecchia, ormai arrugginita e sul punto di spezzarsi.
    Quel mattino aveva incontrato il fabbro, con cui si era fermato a chiacchierare e dal quale aveva acquistato la spada desiderata, un'arma di ottima fattura, con l'elsa decorata da ghirigori a forma di piante rampicanti e quadrifogli. Aveva affittato una camera in una locanda del posto, e, un paio d'ore prima, aveva pranzato in quello stesso ostello. Una volta terminato il pasto, era immediatamente uscito, infastidito dalla confusione che aveva iniziato a formarsi a causa di alcuni uomini ubriachi e molesti. Almaril non sopportava le persone rozze, ignoranti e per di più violente, perciò aveva preferito scappar via da quella rissa per non venirne coinvolto.
    Negli ultimi tempi si sentiva più stanco del solito: era come se, sulle sue spalle, gravasse un macigno che andava espandendosi sempre più. Il problema era che non aveva la più pallida idea del perché: aveva continuato la vita di sempre, costituita da ampi momenti di solitudine e riflessione, così come lui amava. Proprio in quel momento, si stava dirigendo verso le mura cittadine per trascorrere alcune ore in pace, appollaiato sul ramo di una delle querce che, raccolte in splendidi boschetti, circondavano la città. In quella stagione Almaril adorava i colori del paesaggio del Regno della Rinascita, e riusciva a tollerare il clima: d'estate, non riusciva ad allontanarsi dal Regno della Stella Polare, per via della sua debolezza al caldo, ma, nella tarda primavera, si trovava a suo agio anche al Sud, poiché le temperature erano miti e brezze fresche soffiavano sulle colline verdeggianti.
    Uscì da una delle imponenti mura cittadine, non senza segnare il suo nome sulla lista, sorretta dalle guardie, che controllava i cittadini presenti in città in ogni momento. I vigilanti registrarono anche i dati della sua spada, tra cui lunghezza e materiale, e chiesero perfino quanto l'avesse pagata. - Negli ultimi tempi in città si aggirano parecchi ladri - spiegarono - è meglio tenere un registro di tutti gli oggetti preziosi che i cittadini possiedono, in modo da poterli riconoscere in caso di ritrovamento, nell'ipotesi che vadano persi o rubati. -
    Avanzando oltre le schiere di botteghe ammassate sul perimetro esterno delle mura, lanciò un'occhiata verso la merce esposta: c'era di tutto, dalle brocche di porcellana alle armi da guerra, dalle selle per cavalli ai vestiti in lino o addirittura pregiata seta. Tutti gli oggetti in vendita avevano una caratteristica in comune: l'eccessività delle decorazioni. Colori assurdi e tonalità abbaglianti si stagliavano nettamente davanti agli occhi dei passanti, e le decorazioni erano così vistose e strambe che sembravano realizzate da visionari o pazzi. Molta gente si aggirava tra le botteghe, agitando nell'aria sacchetti di monete, pronti a spendere tutti i soldi in cianfrusaglie inutili e dall'aspetto volgare. Non riesco proprio a capire come la gente possa comprare oggetti grezzi e pacchiani come questi...", pensava Almaril sorpassando le bancarelle. "Fossi in loro, conserverei i miei Phoenices per qualcosa di più delicato alla vista!"
    Era quasi giunto al margine del bizzarro mercato; iniziò a tastarsi le tempie con le dita, cercando di attenuare il mal di testa che lo affliggeva da giorni. Stava quasi pensando di trovare un posto riparato e protetto per dormire un po'...
    Un fortissimo colpo lo raggiunse alla nuca. Per un istante Almaril credette che una meteora gli fosse caduta sulla testa: la vista gli si annebbiò, e davanti agli occhi l'accecante visione delle volgari bancarelle venne sostituita da un gruppo di puntini rossi, gialli e verdi che si muovevano velocemente. Si piegò sulle ginocchia, tastandosi dietro al collo: sentì sulle dita qualcosa di bagnato e piuttosto appiccicoso, che comprese essere sangue.
    Dopo circa un minuto riacquistò la vista e, con il cervello in fiamme per il dolore, si guardò intorno per vedere chi fosse stato a colpirlo. Scrutando in ogni direzione, vide uno stormo di uccelli, tutti di specie diverse, che si librava in aria, alto ormai una trentina di metri rispetto al suolo. All'inizio non notò nulla, ma poi, osservando con più attenzione il gruppo di volatili che si allontanavano, si accorse che questi stavano trasportando la sua spada nuova di zecca, che veniva sorretta da una coppia di grossi corvi neri.
    Immediatamente Almaril si trasformò in Aquila, intenzionato a riottenere la sua arma, sottraendola a quei ladri. Attorno a lui, gli sguardi stupiti della gente, bloccata dalla meraviglia nell'atto che stava svolgendo finora: provarsi le orrende collane offerte dai mercanti del posto.
    Si alzò in volo, dirigendosi il più velocemente possibile verso il gruppo di uccelli. Aguzzando lo sguardo, vide che alla testa dello stormo di ladri c'era un falco nero come il carbone, seguito a ruota dai due corvi che reggevano la preziosa spada. Altri componenti della compagnia erano un grosso gufo marrone, tre gabbiani che gracchiavano in continuazione, e un gigantesco albatros la cui apertura alare superava i due metri."Un gruppo di ladri-daimones" comprese Almaril, "probabilmente quelli da cui i vigilanti cittadini mi avevano messo in guardia."
    Era molto vicino alle code piumate dei ladri, tanto da poter vedere, a qualche metro, il luccichio della sua ambita spada. Sforzò le ali, cercando di dimenticare il dolore che gli assaliva la testa, resto del colpo fortissimo da poco ricevuto. Sentiva, tra una fitta e l'altra, il sangue colargli sulle piume, rendendole appiccicose e rigide.
    All'improvviso, lo stormo cambiò direzione, tuffandosi in picchiata verso il basso. Almaril, con un certo ritardo, provocato dallo stupore, fece lo stesso. Racchiuse le ali contro il corpo, aumentando la sua velocità a livelli incredibili. Ancora una volta si trovò a pochi centimetri dalla coda dell'albatros, così vicino che poté odorare, con suo grande disgusto, il lezzo di pesce marcio che proveniva dal piumaggio dell'enorme uccello marino. Ma, ancora una volta, lo stormo cambiò direzione: tutti i daimones-ladri spalancarono le ali, tornando ad innalzarsi nei cieli limpidi. Quello che successe poi Almaril non riuscì a comprenderlo.
    Sentì sul suo dorso un fortissimo dolore, e avvertì un becco coriaceo farsi strada nella sua carne. Dopo un istante, altri becchi, appuntiti e crudeli, iniziarono a scarnificargli le membra, strappando ali e carne insieme. Lui gridò, emettendo uno stridio spaventoso che risuonò nell'aria, ma i suoi assalitori non si fermarono. Beccarono, beccarono, beccarono... CLACK! Con un orrendo rumore, l'osso della sua ala destra si spezzò, distrutto dalla potenza delle zampe dell'albatros.
    Almaril si trovò privo di ogni sostegno, indifeso nel vuoto dell'aria. Iniziò a precipitare giù, sempre più giù, il vento che gli scompigliava le piume. Poco prima di arrivare a terra, chiuse gli occhi. Ebbe una fugace visione del luogo dove, a momenti, sarebbe morto schiantato: un meraviglioso giardino, ricco di piante le cui foglie rilucevano alla luce dorata del sole...

    8-1

     
    Top
    .
  3. †Cheshire†
     
    .

    User deleted


    « Iris Rea Silvia Felix »

    img

    iris
    Tranquillità: ecco come si sarebbe potuta riassumere in una sola parola la situazione in cui Iris si trovava in quel momento. Sdraiata sotto il grande albero di ciliegio, appoggiata al morbido manto di Aleph, la ragazza era coperta quasi interamente dalla lieve ombra prodotta dalle fronde dell’albero, tanto che solo alcuni raggi di sole giungevano ad illuminarla, creando in questo modo un piacevolissimo misto di frescura e tepore. Il giardino della Magione della Primavera era sempre stato famoso per la tranquillità che vi regnava, l’unica cosa che poteva risultare leggermente fastidiosa era il brusio che proveniva dalla parte bassa della città, dove si svolgeva il mercato, ma che era facilmente ignorabile.
    Ad un certo punto, però, la pace del giardino venne turbata dai versi confusi di alcuni daimones nella loro forma animale. Iris, seccata da quel rumore, aprì immediatamente gli occhi e balzò in piedi. Uscì da sotto le fronde del ciliegio, che non le permettevano di avere una visuale chiara di ciò che stava accadendo, e iniziò a scrutare il cielo: in lontananza scorse uno stormo di daimones-volatili di razze diverse, che si rivelarono essere la fonte del disturbo. Nel tumulto di quella sorta di stormo Iris, inizialmente, non riuscì a distinguerne con precisione i componenti, perciò salì in cima al ciliegio e da lì riuscì ad avere una visuale più chiara; la ragazza, osservandoli, capì che quelli in realtà non erano daimones, o almeno non lo erano quasi più: ormai manifestavano i chiari segni della trasformazione in demoni, in alcuni più avanzata, in altri meno, segni riconoscibili in tutti, meno che in uno. Ad un primo sguardo, infatti, poteva risultare un semplice e tumultuoso gruppo di daimones trasformati, ma l’occhio attento di Iris non aveva impiegato molto tempo ad analizzare la situazione: l’unico daimon non corrotto doveva essere vittima di un attacco premeditato di quel gruppo di daimones ormai quasi del tutto corrotti.
    Iris doveva pensare a cosa fare per salvare quel daimon innocente e doveva farlo in fretta, dal momento che il gruppo si stava avvicinando a grande velocità al punto in cui si trovava lei. Li contò velocemente, fischiò in modo da avvertire Aleph, affinché fosse pronto ad eseguire i suoi ordini, ed estrasse due pugnali dai foderi che teneva all’interno delle ampie maniche dell’abito.
    - Aleph, l’aquila...
    Disse alla sua tigre, mentre si preparava anche lei ad agire. Ormai erano praticamente sopra di lei; all'aquila si spezzò un'ala e iniziò a precipitare, senza che gli aggressori cessassero l’attacco. Con un movimento fulmineo ed una precisione incredibile Iris lanciò i pugnali, che colpirono ognuno un uccello diverso senza nemmeno sfiorare l’aquila, così quelli colpiti precipitarono nel giardino, feriti ben più che superficialmente, mentre gli altri cambiarono traiettoria per il timore di essere colpiti anch’essi. Subito l’aquila, evidentemente parecchio indebolita, torno alla sua forma normale.
    - Ora, Aleph!
    Gridò Iris all’animale e quello, non meno veloce della padrona, fece un balzo di diversi metri, afferrando la vittima dell’attacco per la casacca, evitandogli così di sfracellarsi al suolo.
    Appena Aleph tornò a terra, Iris lo raggiunse. La ragazza distese il nuovo arrivato sull’erba soffice e si assicurò che fosse ancora vivo.
    - Ottimo lavoro, ma ho ancora bisogno del tuo aiuto Aleph...
    Disse Iris sorridendo e accarezzando la testa del fedele animale, poi issò il ragazzo sul dorso di Aleph e proseguì:
    -...ho bisogno che porti questo ragazzo in casa da Lux, lei saprà cosa fare. È abbastanza mal ridotto, ma Lux è stata in grado di curare ferite come queste, e alcune erano anche peggio probabilmente. Va’, io finisco di occuparmi degli altri “ospiti”.
    Aleph, obbediente come sempre, eseguì gli ordini della padrona e si diresse verso la magione.
    Iris, invece, andò verso il punto in cui erano precipitati due degli aggressori e non ci mise molto a trovarli. Come al solito la sua proverbiale mira aveva dato i risultati sperati: uno era svenuto, probabilmente per il dolore, poiché era stato colpito al ventre e stava perdendo molto sangue, l’altro, che l’aveva vista arrivare, rantolava implorando pietà. La daimon li squadrò freddamente, ma non ebbe il tempo di fare alcunché che due bellissimi falconi discesero nella piccola radura: erano due uomini di Kalidaerith.
    - La nostra signora, Kalidaerith, vi porge i suoi ringraziamenti, poiché siete stata impeccabile come sempre. Scusate il disturbo, ora ce ne occuperemo noi...
    Disse uno dei due, dopo che i due ebbero riacquistato la forma originaria. Tuttavia Iris li interruppe:
    - Loro non sono i soli. Inoltre hanno rubato un oggetto di valore ad un mio ospite, una spada se non ricordo male.
    Intanto si avvicinò ai due criminali e strappò senza troppe remore i pugnali dalle carni che continuavano a riversare sangue a fiotti.
    - Grazie per l’informazione. Altri nostri colleghi se ne sono già occupati, dal momento che nella confusione della fuga hanno avuto la malaugurata idea di passare sopra la magione della stessa Kalidaerith.
    Disse l’altro, mentre si apprestava ad immobilizzare i due malviventi.
    - Bene, ora, però, sappiamo almeno a chi riconsegnare la refurtiva: ecco. Porgete le scuse al vostro ospite da parte della nostra signora, Kalidaerith.
    Proseguì il primo, consegnandole una spada, avvolta accuratamente in una porpora pregiata dai margini dorati -firma inconfondibile di Kalidaerith-.
    - Vi ringrazio, portate i miei omaggi a Kalidaerith.
    Rispose Iris, mantenendo un atteggiamento molto composto, che assumeva in situazione come quella.
    - Sarà fatto. Buona giornata.
    Conclusero in coro per poi trasformarsi e spiccare il volo, portando con loro gli aggressori dell’aquila.
    Iris tornò velocemente alla magione con in mano la refurtiva che doveva essere restituita al legittimo proprietario.
    Appena entrata nella magione, corse nella sala degli ospiti e trovò il ragazzo disteso sul letto e Lux in piedi che lo osservava preoccupata: l’angelo aveva medicato ogni singola ferita in modo praticamente perfetto, ma le sue manie di perfezionismo l’avevano portata come al solito ad un attento esame, alla ricerca di eventuali errori quasi impercettibili.
    - Ma il tuo mentore non era Michael? Con un lavoro del genere potresti ricevere una medaglia da Raphael in persona...
    Commentò scherzosamente Iris. Per tutta risposta Lux, continuando imperterrita nella sua analisi, disse:
    - Le ferite peggiori sono quelle sulla schiena e, ovviamente, il braccio rotto. Per fortuna non è nulla di grave: i punti vitali non ne hanno minimamente risentito e la frattura non è niente di particolare... Ma ci metterà comunque un po’ a riprendersi del tutto. Se hai mandato Alpeh, permettendo che il suo bel manto bianco si macchiasse di sangue, significa che non ti dispiacerà ospitare questo ragazzo per un po’.
    Quindi si volse verso la sua protetta per cercare sul suo viso la risposta alla sua domanda, pressoché retorica, che ovviamente trovò. Poi, come se si fosse ricordata improvvisamente di una questione di fondamentale importanza, disse:
    - Ma questo povero ragazzo starà per risvegliarsi e quando lo farà avrà sicuramente bisogno di qualcosa per riprendere le forze! Corro in cucina a preparare qualcosa!
    Iris trattenne a stento una risata. Poi seguì con lo sguardo Lux avviarsi verso il piano di sotto e, una volta certa che avesse raggiunto la suddetta stanza, chiuse la porta senza fare il minimo rumore. Quindi avvicinatasi al letto dove il suo nuovo ospite era disteso, dopo aver posato l’oggetto che le guardie di Kalidaerith le aveva consegnato, si sedette a fianco a lui.
    Iniziò ad osservarlo: il petto e il braccio rotto erano completamente fasciati e i suoi vestiti erano ridotti in brandelli - naturalmente Lux aveva già pensato anche questo, dato che aveva lasciato sul mobile lì vicino una camicia e un paio di pantaloni -, ma l’attenzione di Iris venne catturata da un particolare oggetto, il ragazzo, infatti, portava un anello al medio della mano sinistra. Ma quello che la colpì di più fu che incastonato nell’anello c’era un cristallo di Aetherius, chiamato così perché solo gli artigiani della capitale del Regno della Stella Polare erano in grado di estrarlo e lavorarlo. Molti abitanti di Aetherius ne portavano uno: sua zia ne portava uno incastonato un ciondolo, sua madre negli orecchini, suo padre e suo nonno in un bracciale e sua nonna in un anello, come il ragazzo. Così, quasi inconsciamente, sfiorò delicatamente la mano del daimon.

    img



    Edited by †Cheshire† - 20/11/2013, 19:45
     
    Top
    .
  4. Irarn
     
    .

    User deleted


    «Almaril Ethradar»

    8-1

    Almaril volava.
    Volava nel vuoto, in una dimensione parallela alla realtà in cui tutto perdeva significato. Il dolore era scomparso.
    Cadeva, cadeva sempre più giù, ma non si sentiva angosciato: era come se l'atmosfera fosse composta da candide nuvolette, come se stesse fluttuando in un cielo di soffice nebbia. Era una sensazione meravigliosa: provava pace, pura pace che lo accoglieva e lo stringeva a sé come una madre protettiva. Gli occhi gli si chiudevano, mentre veniva colto da un'improvvisa sonnolenza; i sogni già iniziavano ad avvolgerlo e a trasportarlo nel bizzarro mondo in cui essi erano sovrani. Vedeva incredibili scenari pararsi al suo sguardo, e proiettarsi come magnifiche fantasie nella sua mente.
    Per un istante, gli parve di essere tornato nella realtà: scorse, attorno a sé, alberi rigogliosi e ricoperti da stupendi fiori. Si trovava nel giardino, nello stesso giardino in cui stava per incontrare la Morte.
    "Ho perso i sensi", comprese con un certo sgomento. "Forse sono morto, magari sono già nell'Aldilà." Era un posto così bello, quello in cui si stava dirigendo. Aveva appena sorpassato i suoi confini, fatti di fragili nuvole in movimento. Ora stava penetrando nei diversi regni dell'Oltretomba. Non era un luogo infuocato, in cui meteore di luce e calore precipitavano al suolo liberando demoni e mostri, affatto. Era completamente diverso da come veniva descritto nelle leggende.
    Mentre volava rapido, osservava i placidi colli che si stendevano sotto di lui, e il suo cuore si colmava di sentimenti potenti e al tempo stesso confusi, mescolati, impossibili da definire perché troppo forti. C'erano molte colline, forse addirittura infinite: sembravano stendersi fino all'orizzonte, che brillava come fosse acceso da luce propria.
    Intenti a passeggiare nelle dolci valli smeraldine, c'erano degli spiriti, lei anime dei defunti sollevate dai corpi umani e sollevate fino a quel posto. C'erano molti alberi, alberi rigogliosi come quelli delle foreste di Orior, eppure diversi: i rami si protendevano al Sole come mossi da volontà propria, agitandosi e allungandosi, ma senza respingersi a vicenda. Sembravano esili braccia, ricoperte da foglie verdi, che stendevano le loro dita di legno nell'atto di raggiungere la salvezza. Tutto quell'ameno luogo era in movimento armonico perfetto, come se un'entità superiore e onnisciente lo controllasse.
    "Sono morto", pensò Almaril (oppure lo disse, ma non se ne accorse perché ogni gesto, nel Paradiso in cui stava viaggiando, sfumava nel dubbio). "Eppure, provenienti dai confini di questo luogo, sento delle voci. Voci umane, lontanissime..." Udì all'improvviso un ruggito, come quello di felino che balza sulla preda. Il suono si propagò nell'aria, espandendosi e vibrando, per poi annullarsi e trasformarsi in lieve melodia. Dopo qualche attimo, anche questa svanì.
    Ad Almaril il tempo che passò prima di arrivare al termine del viaggio sembrò infinito. Continuava a volare, volare, volare, avvicinandosi al globo rilucente del Sole che si faceva sempre più vicino. Sulla sua pelle il calore si intensificava, ma non divenne insopportabile neppure quando, attorno a lui, i raggi solari si fecero infuocati.
    Le anime in viaggio come lui stavano compiendo il medesimo percorso verso il centro dell'Aldilà: si dirigevano verso il Sole, in gruppi irregolari e in moto con velocità differenti. Almaril sembrava il più veloce.
    Alla fine, lo vide. Un essere incredibile, unico, ingenerato e imperituro, eterno. Lui, oppure Lei. Il Dio, oppure la Morte. Indefinito e privo di forma, eppure finito e perfetto nella sua interezza. Al centro del sole, tutti gli astri si concentravano in Lui, come se una forza li attirasse con decisione. Le stelle gli donavano luce, i pianeti saggezza, le meteore potenza: tutti gli enti cosmici si avvicinavano cautamente, come un corteo di sudditi che si inchinavano al cospetto del loro sovrano, onorati da tale visione e colmi di rispetto.
    Almaril non sapeva chi Lui fosse, né tanto meno era sicuro di stare vivendo tutto ciò realmente. Si avvicinò ancora, ancora, tentando di toccare con le sue dita l'Essere, il Dio...
    Delle dita lo toccarono, facendolo svegliare. Davanti ai suoi occhi, seduta sul bordo del letto, c'era una ragazza, bella in maniera fresca, giovanile e per nulla eccessiva o volgare. La prima cosa in lei che colpì Almaril furono gli occhi azzurro ghiaccio, incredibilmente simili ai suoi: l'Aquila non aveva mai visto nessuno con occhi simili, ad eccezione di sé stesso. I sentimenti che provava erano contrastanti: da un lato ordiava quella giovane donna per averlo strappato alla visione del Dio, dall'altra era curioso di sapere chi fosse, per quale motivo si trovasse lì con lui e, soprattutto, come lui avesse fatto a sopravvivere.
    - Chi sei? - domandò, fissando la giovane con sguardo intenso.

    8-1

     
    Top
    .
  5. †Cheshire†
     
    .

    User deleted


    « Iris Rea Silvia Felix »

    img

    iris
    Quel gesto inconscio era stato dettato da una sorta di strano automatismo: fin da piccola, infatti, Iris soleva giocare con l'anello della nonna, poiché ai tempi della sua infanzia amava essere tenuta sulle sue ginocchia, facendosi coccolare, e non erano mancate le volte in cui si era addormentata tenendo tra le sue piccole manine la mano alla quale la nonna portava l'anello. In quel momento la ragazza era come incantata da quel piccolo oggetto, come abbagliata dai ricordi. Tuttavia, senza volerlo, il suo tocco aveva svegliato il ragazzo, cosa di cui inizialmente non si era accorta nemmeno; a riportarla alla realtà, infatti, furono proprio le parole del nuovo ospite:
    - Chi sei?
    Domandò lui, guardandola intensamente, ma Iris, ritratta di scatto la mano, non rispose immediatamente. La ragazza, infatti, inizialmente lo osservò attentamente, cosa che prima non aveva fatta poiché si era concentrata soprattutto sulle medicazioni, per capire quanto più possibile sul suo stato di salute. Ciò su cui si soffermò infine lo sguardo di Iris furono gli occhi di lui, che fino a quel momento le erano rimasti celati: non poté fare a meno di notare che avevano lo stesso colore dei suoi e per questo, per un attimo, le sembrò di guardarsi allo specchio.
    Infine si riscosse, dopo essersi resa conto di essere rimasta in silenzio per così tanto tempo di fronte ad una domanda così semplice, e con un po' di imbarazzo rispose:
    - Chi sono?
    Poi, dopo aver cancellato l'imbarazzo del volto e aver assunto un atteggiamento scherzoso, accompagnato da un sorriso gentile, continuò:
    - "Colei che ti ha salvato dallo sfracellamento", ma puoi chiamarmi Iris!
    Iris aveva volontariamente evitato di fare presente al ragazzo il suo cognome, poiché presentarsi come un'appartenente alla famiglia Felix ad un abitante di Aetherius con i tempi che correvano poteva non rivelarsi una scelta vincente. In quel momento, infatti, la portavoce della sua famiglia, nella capitale del Regno della Stella Polare, era sua madre, che non godeva di buona fama, poiché molti sapevano della sua corruzione, ma nessuno era ancora riuscito a dimostrarlo, dato che ella non aveva mai compiuto crimini, questo grazie alla complicità dei demoni con cui intratteneva rapporti in segreto. Buona parte dei Daimones ignoravano completamente la natura corrotta della donna e i pochi che ne erano a conoscenza o erano stati eliminati o si erano nascosti per evitare la fine dei primi; inoltre c'è da ricordare che questi pochi daimones erano tutti originari di Aetherius. In conclusione la ragazza preferì evitare troppi dettagli nella sua presentazione, sia per timore che lui potesse ritenerla ostile, sia per evitare di fargli correre inutili pericoli mettendolo a conoscenza di cose delle quali poteva tranquillamente rimanere all'oscuro. E onde evitare domande inopportune sul suo nome completo, almeno per il momento, Iris si affrettò a cambiare argomento.
    - Ma la vera domanda è “chi sei tu?”. Sai, non mi capita di frequente di ricevere ospiti in questo modo...
    Ma dopo aver detto questo, Iris si rese immediatamente conto che il ragazzo la osservava con fare dubbioso: la ragazza si era dimenticata, infatti, che egli era giunto svenuto alla magione e che, pertanto non ricordava pressoché nulla del suo arrivo.
    Iris sorrise dolcemente.
    - Immagino che i tuoi ricordi siano confusi per quanto riguarda il tuo “arrivo”... Be’, come dire... Ricorderai che prima di svenire eri impegnato in un combattimento con dei daimones quasi del tutto corrotti: ebbene, alcuni di loro ti hanno attaccato in gruppo, facendoti perdere i sensi. Io ed Aleph, la mia tigre, abbiamo assistito alla scena, così, vedendoti cadere, gli ho ordinato di prenderti al volo e di portarti alla magione, affinché il mio angelo potesse prendersi cura di te.
    Poi, volgendo lo sguardo verso la finestra, iniziò a guardare distrattamente il paesaggio. Stette un attimo in silenzio, pensando a come dirgli che aveva ridotto due dei suoi aggressori in qualcosa di molto simile a due spiedini, senza apparire come un’assassina senza scrupoli, che peraltro non era.
    - Io intanto mi sono occupata di alcuni dei tuoi aggressori e gli uomini di Kalidaerith, che come saprai vive qui a Ianua, degli altri, che tra l’altro mi hanno riportato una spada che credo ti appartenga.
    Così dicendo indicò l’oggetto, che lei stessa aveva appoggiato al mobile lì vicino. Poi rivolse di nuovo il suo sguardo al ragazzo.
    - A me è sufficiente sapere il suo nome... Se poi vorrai restare da solo, anche solo per riposare, basta che tu lo dica. Altrimenti sarò felice di rimanere in tua compagnia.
    Concluse, infine, la ragazza sorridendogli dolcemente.

    img



    « Lux, l'angelo della Grazia Divina »

    image

    angel
    Quel giorno Lux non si sarebbe mai immaginata che avrebbe avuto tutto quel gran da fare, ma la sola idea di potersi rendere utile a qualcuno aveva migliorato la sua giornata.
    Era in cucina che stava preparando la cena e, mentre preparava, decise per un attimo di riportare alla mente tutto quello che era successo quel giorno.
    Si era messa all'opera di mattina presto, subito dopo essere tornata da una delle missione affidatele dal Signore dell'Universo: aveva iniziato col mettere a posto tutta la casa, poi, dopo aver preparato la colazione per la sua protetta, si era dedicata a sistemare alcune faccende, quindi aveva preparato il pranzo, per poi occuparsi della spesa. Non erano passati neanche due minuti dal suo rientro alla magione che si era ritrovata davanti Aleph, con il pelo intriso del sangue del ragazzo che portava sul dorso. Così, con lo zelo che la caratterizzava, in poco tempo aveva medicato ogni singola ferita del ragazzo alla perfezione, dalla frattura del braccio al più piccolo taglietto.
    Ignorando completamente cosa stesse facendo la sua protetta nel giardino, quando la ragazza entrò nella stanza in cui il nuovo ospito era stato "ricoverato", la accolse distrattamente, per poi fare un resoconto dettagliato delle condizione del ragazzo, quindi se n'era andata in cucina per preparare la cena, nonostante fosse ancora pomeriggio.
    Naturalemente era preoccupata per il ragazzo che era giunto in quelle condizioni in casa, tuttavia da un lato era contenta, poichè ciò significava che Iris aveva qualcuno che potesse farle compagnia, sapeva che la sua protetta soleva passare molto tempo in solitudine e ormai si era convinta che questo non le facesse per niente bene. Inoltre, grazie alla sua lunga esperienza fra i mortali, ormai era in grado di percepire le affinità di quest'ultimi e, medicando quel ragazzo, aveva avvertito chiaramente una certa affinità con l'animo di Iris e si era pertanto convinta che potesse essere un bene per entrambi stare in compagnia.
    Un'altra abilità che derivava dalla sua capacità di interpretare l'animo dei daimones, sebbene parzialemente, era, strano a dirsi, la capacità di intuire quali fossere i cibi favoriti. Così si era messa in testa di preparare per prima cosa dei biscotti al ciccolato, accompagnata da un bel po' di tè -che tra l'altro era uno dei pochi alimenti dei mortali che lei amava particolarmente-, poi si era proposta di preparare una prelibatezza tipica del Regno della Stella Polare, ossia una strana verdura violacea e talvolta rotondeggiante, che poteva essere cucinata in molti modi: ormai era decisa a preparare una cena a base di melanzane.
    Tuttavia i suoi pensieri e i suoi progetti culinari vennero interrotti, da una voce a lei ben nota:
    - Ciao, Lux. Scusa il disturbo, ma posso stare un po’ qui con te?
    Era Cloud, che aveva evidentemente deciso di farle visita. Udendo questa frase, Lux si voltò verso l'amico con un sorriso.
    - Ma certo, Cloud. Lo sai che sei sempre il benvenuto e che non rifiuterei mai la tua compagnia.
    Poi guardandosi distrattamente intorno, l'angelo, che conosceva bene l'amico, proseguì:
    - Gradisci un po' di cioccolata?

    image



    Edited by †Cheshire† - 20/11/2013, 19:45
     
    Top
    .
  6. Irarn
     
    .

    User deleted


    «Almaril Ethradar»

    8-1

    Almaril, mentre la ragazza parlava raccontandogli gli ultimi avvenimenti, non smise di staccare gli occhi dalle sue iridi, così azzurre, così glaciali, inquietanti e al tempo stesso splendide. Quasi non faceva caso alle parole che la giovane, il cui nome era Iris, come aveva da poco appreso, tanto era perso in quell'oceano color zaffiro.
    "C'è qualcosa in lei che mi ricorda... che mi ricorda una persona. Non ricordo chi...", pensò. Quello sguardo, quel sorriso e quel volto erano identici a quelli di una donna che, tempo addietro, Almaril aveva incontrato. Purtroppo, però, non serbava il minimo ricordo di chi si trattasse. Eppure, scavando nella sua memoria, riusciva a vedere davanti a sé gli stessi occhi, dello stesso azzurro glaciale, piegati in uno sguardo imperioso e crudele, ma ugualmente affascinante. "Sono così affascinato dagli occhi di Iris perché li ho già visti in passato, sul volto di un'altra donna... Ma chi era?" si domandò, tormentato dai dubbi e dalla curiosità. "E' qualcuno di Aetherius, suppongo..."
    La mente di Almaril era ormai tornata nella realtà, ma tra i suoi confusi pensieri, nascoste dietro al dolore che gli proveniva dalla schiena e dal braccio, restavano delle immagini del luogo che, mentre era privo di sensi, aveva visitato. Dopo il risveglio, gran parte di quel ricordo era svanita, ma alcuni sprazzi di luce erano sopravvissuti alla dimenticanza: nuvole, un'immensa distesa di nuvole, colline verdi, popolate da spiriti puri e solitari e, in fondo al cammino, il Sole, così splendido, vivo e pulsante di energia. Ancora adesso, quando pensava ai raggi dorati che l'astro aveva proteso verso di lui, si sentiva la pelle ribollire di un piacevole calore. "Come mi piacerebbe visitare nuovamente quel luogo..." pensò con una forte malinconia. "Per qualche istante, sono riuscito finalmente a sentirmi a casa, a sentirmi confortato... E ora sono di nuovo qui, nella realtà, dove non c'è nulla di certo o di sicuro..."
    - ... altrimenti sarò felice di rimanere in tua compagnia - concluse Iris, piegando le labbra in grazioso sorriso, che quasi riuscì a sollevare l'animo di Almaril.
    La ragazza aveva chiesto all'Aquila quale fosse il suo nome. - Io... io sono Almaril Ethradar. Appartengo al Casato delle Aquile. Io... - Almaril avrebbe voluto che le parole risuonassero forti e decise fuori dalla sua gola, ma quello che ottenne fu solo un sibilo, subito soffocato dal dolore che lo attaccò al petto. Si chinò in avanti, e si portò una mano alla bocca. Mentre il suo corpo veniva scosso da un forte accesso di tosse, sentiva i polmoni contrarsi e poi dilatarsi, come se stessero per scoppiare. La sua schiena sembrava in fiamme, e il suo braccio aveva perso ogni sensibilità. Durante l'attacco, si morse la lingua per impedirsi di gridare.
    Una volta cessata la sofferenza, proseguì: - Vi sono molto grato per avermi salvato, Iris, e per avermi restituito la spada. - Mantenne un linguaggio formale, come era suo solito, ma si sentì in colpa per aver preso le distanze da quella giovane così cortese. - Cercherò di ricompensarvi generosamente, lo prometto. - Sorrise con tutta la gentilezza che riuscì a trovare nel suo corpo, ma un nuovo attacco di dolore alla schiena tornò a sopraffarlo. Stavolta fu molto peggio. Cadde all'indietro, e scivolò sul soffice materasso crollando al suolo. Piegò le gambe sopra al ventre, disponendosi in posizione rannicchiata. "Non posso mostrarmi in questo stato davanti ad un'estranea..." pensò in un istante di improvviso sollievo. "Il mio onore... Non posso..." Perse i sensi, e tutto divenne buio.

    8-1

     
    Top
    .
  7. Break Mad-Hatter
     
    .

    User deleted


    « Cloud, l’angelo della Luna Rossa »

    2-4

    [Continua da qui]


    Lux si voltò verso di lui, rivolgendogli un dolce sorriso.
    - Ma certo, Cloud. Lo sai che sei sempre il benvenuto e che non rifiuterei mai la tua compagnia.- disse. -Gradisci un po’ di cioccolata?
    Cloud annuì in silenzio, rannicchiandosi con le ginocchia al petto su una delle sedie della cucina. Era una posizione che assumeva spesso: lo faceva in qualche modo sentire al sicuro.
    - Che buon profumo.- commentò quasi tra sé.
    Lux aveva appena messo in infusione delle foglie di tè dall’aroma delizioso e stava aspettando di sfornare una piccola teglia di biscotti al cioccolato. Non era abituato a vederla in un ambito così strettamente legato alla vita domestica, ma si accorse con divertito stupore che in fin dei conti le si addiceva, anche se, conoscendola, non lo avrebbe mai ammesso di fronte a lei.
    - Vedo che hai ospiti.- disse, invece, notando il numero delle tazze. -Scusa… non sarei dovuto venire così all’improvviso, ma… bè… ecco… il fatto è che oggi è arrivato Jade e… insomma, avevo bisogno di distrarmi…
    A quelle parole Cloud si chiuse di nuovo in sé stesso, sorseggiando la cioccolata bollente che l’amica gli aveva appena servito.
    - È davvero buona… grazie.
    Non trovando il coraggio di guardarla, si mise a fissare il liquido scuro, assorto nei suoi pensieri. Lux gli piaceva perché in una maniera o nell’altra trovava sempre il modo di consolarlo, senza risultare mai invadente o inopportuna: il loro secolare rapporto, in effetti, si basava soprattutto sul silenzio, ma, nonostante questo, si conoscevano perfettamente l’un l’altra.
    D’un tratto gli tornò in mente cosa era successo l’ultima volta che si erano visti.
    - Ah, Lux, volevo dirti una cosa.- esordì timidamente. -Mi… mi dispiace per il regalo che mi avevi fatto, ma è andato completamente distrutto e…
    prima che potesse finire di parlare si sentì qualcuno bussare alla porta e Cloud, dall’aura familiare che proveniva dal nuovo arrivato, seppe subito di chi si trattava.
    - Vincent…?

    2-4

     
    Top
    .
  8. @Elisa@
     
    .

    User deleted


    Continua da qui



    « Jade O’Lantern »


    Di fronte ai cancelli della Magione della Primavera, che Jade sapeva essere dimora dei Felix, il suo umore di rabbuiò ulteriormente.
    “In questo momento potrei essere in un comodissimo letto a baldacchino con una compagnia ben più piacevole...maledizione...”
    Jade si scostò un ciuffo di capelli dal viso con un gesto insofferente.
    “Bé, ormai siamo qui...vediamo almeno di dare un senso a questa visita” pensò. “Se almeno riuscissi a trovare Cloud non sarebbe stato un pomeriggio del tutto mal speso”
    Spingendo i cancelli, scoprì che erano aperti.
    “Muoviamoci” disse seccamente, entrando.
    Seppur leggermente dubbioso, Vincent lo seguì: evidentemente non era abituato ad entrare in casa d'altri senza aver ricevuto un invito ufficiale.
    Attraversarono un cortile particolarmente ampio e bello, ricco di fiori colorati e alberi dalle alte fronte, e infine giunsero alla porta d'ingresso. Lì si separarono.
    “Non credo che il tuo angioletto gradirebbe la mia presenza” tagliò corto Jade. “Entra senza di me: andrò a farmi un giro. Alla padrona di casa non dispiacerà...”
    Senza aspettare il consenso del maestro, il ragazzo si allontanò e si introdusse nella Magione della Primavera da una porta secondaria. Vagò senza meta per un po', curiosando in vari corridoi, finché non trovò delle scale e le salì. Giunto al primo piano, sentì delle voci; quando giunse davanti alla camera da cui esse provenivano, quelle si estinsero e lui si fermò oltre l'uscio semichiuso.
    “Non lo giurerei, ma mi sembrava la voce di Iris...” si disse, lanciando un'occhiata al di là della porta lignea e scoprendo che, in effetti, la voce apparteneva alla donna che aveva conosciuto alla fiera. Il ricordo dell'umiliazione subita tornò a farsi prepotentemente strada nella mente di Jade, che strinse i denti e si impose di mantenere la calma.
    “Dopotutto sono in casa sua..ah, e ora che ci penso, se lei mi facesse la cortesia di tenere occupato Vincent, io potrei avere una terza occasione con Cloud...bene, perfetto...”
    Con questi pensieri, Jade fece per entrare; il suo sguardo, però, cadde su un'altra figura, distesa sul letto accanto a Iris, all'interno della stanza.
    “Ma guarda...a quanto pare la donzella ha un ospite” pensò Jade. “Un ospite morto” si corresse mentre entrava e lanciava un'occhiata al corpo immobile che giaceva sul materasso. “Chissà se l'ha ucciso lei...mh...non mi sembra che sia diventata un Demone...no, è la stessa irritante femmina dell'altra volta”
    Schiarendosi leggermente la voce, Jade si annunciò a Iris. Difficile dire cosa la sorprese di più -se la sua presenza o il sorriso che le rivolse.
    “Iris, mia cara!” esclamò, gioioso, e in un attimo le fu accanto. Le circondò dolcemente la vita con le braccia e si chinò alla sua altezza per sfiorarle una guancia in un bacio delicato. “Che piacere rivederti!”

    divisori16

     
    Top
    .
  9. Hellionor
     
    .

    User deleted


    [Continua da qui]



    « Azraphel - Chierico di Dio »

    div4

    333v42w
    In pochi minuti, emozionato com'era, raggiunse la Magione della Luna ed entrò dalla prima finestra che vide aperta.
    Si ritrovò in una stanza sorprendentemente pulita ed ordinata, con una valigia sistemata accanto al letto -come se fosse stata appena svuotata- e una spada lunga e nera sfoderata sul materasso.
    “Che strano...a quanto pare hanno ospiti” pensò Azraphel. “Dov'è che ho già visto questa spada...?”
    Osservando l'arma con attenzione, alla fine gli venne in mente. E nei suoi pensieri, dapprima sorpresi e infine furiosi, tornò a farsi vivida l'immagine di Jade O'Lantern -quel maledetto Drago Nero che aveva osato baciare il suo Cloud.
    “Dannato ragazzino! Sapevo che sarebbe diventato allievo di Vincent, ma che addirittura si trasferisca qui...!”
    Turbato, Azraphel uscì dalla stanza -non senza prima essersi assicurato alla cintura la spada scura di Jade- e passò al setaccio l'intera villa in cerca di Cloud.
    Giunto alla conclusione che in casa non c'era nessuno, l'angelo uscì da dove era entrato.
    “Dove si saranno cacciati quei tre...? Non mi va che Cloud se ne vada in giro con Jade...non mi va proprio...”
    Abbattuto, sorvolò pigramente l'intera Ianua, sempre con il mantello rosso dell'amico stretto tra le mani, finché finalmente avvertì la sua familiare presenza nei dintorni.
    “Dove ti sei cacciato, vecchio mio...?” pensò, mentre con lo sguardo perlustrava la zona sotto di lui e infine individuava, tra le varie Magioni, quella della Primavera. “...da Lux...?”
    Azraphel scese in picchiata e atterrò all'interno del bel cortile della Magione dei Felix; cercò a lungo una finestra aperta da cui entrare e infine ne trovò una in corrispondenza della cucina.
    Issandosi all'interno, si ritrovò di fronte a Cloud, rannicchiato su una sedia con una tazza fumante tra le mani, e Lux, accanto ai fornelli.
    “Ma chi si vede...i miei migliori amici!” esclamò Azraphel, come se li avesse incontrati casualmente per strada.
    Nascondendo il mantello rosso dietro la schiena, raggiunse Lux e si chinò per abbracciarla e posarle un rapido bacio sul collo -cosa che la irritava ogni volta; poi trotterellò fino a Cloud, ma data la posizione che aveva assunto non riuscì ad abbracciarlo. Si limitò a mostrargli il mantello con un lieve sorriso.
    “Eccolo a te, come nuovo" gli disse, avvolgendoglielo intorno alle spalle e approfittando di quella vicinanza per scoccargli un bacio sulla fronte. “Dopotutto te l'avevo promesso”
    Allontanandosi da lui, tornò a guardarsi intorno con curiosità.
    “Oh, mia cara Lux” disse, raggiungendola accanto ai fornelli. “Sei sempre così impegnata...permettimi di aiutarti. Su, non fare quella faccia: in cucina non mi batte nessuno. Vai a riposarti!” concluse, spingendola gentilmente verso una sedia libera accanto a Cloud. “Ci penso io!”
    Che fosse piuttosto bravo in cucina era vero, ma vero era anche che cucinava in un modo tutto suo. Per prima cosa si armò di grembiulino e si raccolse i capelli in una precaria acconciatura; poi, con un sorriso raggiante, si rivolse ai due amici.
    “Vi conviene stare indietro”
    Stese entrambe le mani verso gli ingredienti che Lux aveva disposto accanto ai fornelli -melanzane, verdure e formaggi da una parte, farina, uova e cioccolata dall'altra- e, con i suoi poteri, li sollevò a mezz'aria. Con un altro gesto sollevò dei coltelli e dei recipienti...e iniziò a cucinare.
    In meno di cinque minuti, senza nemmeno sporcarsi le mani, aveva preparato merenda, cena e dessert. Infornò la torta al cioccolato, mise a cuocere le melanzane alla parmigiana e servì su un vassoio le tre tazze di té e i biscotti che Lux aveva precedentemente preparato.
    “Voilà!” disse, porgendo a Lux il vassoio. “Su, vai a portare il té alla tua protetta e al vostro misterioso ospite”
    Aspettò che la donna uscisse per sfilarsi il grembiule e sciogliersi i capelli con un sospiro. Raggiunse Cloud e si inginocchiò accanto a lui, poggiando il mente su un suo ginocchio e lanciandogli un'occhiataccia dal basso in alto.
    “Sono molto offeso, sai?” brontolò. “Sono passato dalla Magione della Luna, prima di venire qui, e ho visto che è arrivato Jade. Conoscendoti, immagino che la sua presenza ti abbia turbato non poco. Perché, allora, invece di venire qui, non sei venuto a chiedere aiuto a me...?”
    Sconsolato, Azraphel chiuse gli occhi e girò leggermente il viso per nascondergli la sua espressione sinceramente ferita eppure, in quel momento, sinceramente felice di essere lì con lui.

    div4



    Edited by Hellionor - 29/11/2013, 17:03
     
    Top
    .
  10. †Cheshire†
     
    .

    User deleted


    « Iris Rea Silvia Felix »

    img

    iris
    Una volta finito di parlare, Iris rivolse di nuovo il suo sguardo ad Almaril e si accorse che il ragazzo era come rapito dai suoi occhi, quasi incantato, cosa che lasciò piacevolmente sorpresa; molte persone rimanevano affascinate dai suoi occhi e non era raro che le facessero dei complimenti per questo, cosa che la faceva sempre sorridere: aveva ereditato gli occhi dalla nonna, perciò ogni volta che si guardava allo specchio non poteva fare a meno di pensare a lei, erano un implicito ricordo che le era stato destinato involontariamente e, poiché aveva sempre ritenuto bellissimi gli occhi di sua nonna, ogni volta che qualcuno rimaneva colpito dai suoi se ne compiaceva.
    - Io... io sono Almaril Ethradar. Appartengo al Casato delle Aquile. Io...
    La risposta del suo ospite fu poco più che un sussurro, immediatamente soffocato da forti colpi di tosse che scossero violentemente il corpo già martoriato del ragazzo. Vedendolo soffrire in quel modo, Iris pensò di dover chiamare Lux, affinché portasse qualcosa che potesse alleviare il dolore di Almaril, ma prima che potesse fare alcunché il ragazzo continuò la frase interrotta poco prima.
    - Vi sono molto grato per avermi salvato, Iris, e per avermi restituito la spada. Cercherò di ricompensarvi generosamente, lo prometto.
    Iris avrebbe voluto rispondergli ”non preoccuparti, un “grazie” sarà più che sufficiente, ora pensa a riprenderti”, ma prima che potesse dire una parola il dolore prese di nuovo il sopravvento sul ragazzo che cadde al suolo dove si rannicchiò e nuovamente cadde in uno stato di incoscienza.
    La ragazza, allarmata, scattò subito in piedi, ma prima che potesse raggiungere Almaril successe una cosa che mai si sarebbe aspettata, né qual giorno né mai.
    - Iris, mia cara!
    Quella frase era stata pronunciata da una persona da lei conosciuta non molto tempo prima: Jade. Quelle parole erano talmente inadatte a colui che le aveva pronunciate che, inizialmente, Iris rimase come imbambolata, mentre sentiva le braccia del ragazzo che le avvolgevano la vita e le sue labbra sfiorarle la guancia in un lieve bacio, simile ad un soffio che celava tutta la dolcezza propria di un gesto simile.
    Quando Iris si rese conto di quanto era accaduto, leggermente disorientata, si appoggiò distrattamente al petto di Jade per poi riflettere sulla situazione. ”E quindi è così che vuoi giocare, Jade? Credo che ci divertiremo allora...”, pensò nascondendo un sorriso malizioso, che subito lasciò il posto ad un espressione dolce e delicata, con la quale si rivolse a Jade.
    - Oh Jade, che bella sorpresa!
    Esordì accarezzandogli quasi impercettibilmente il volto .
    - Dato che sei qui, non vorrai di certo negarmi il tuo aiuto...
    Quindi raggiunto Almaril e inginocchiatasi al suo fianco, lo accarezzò, scostandogli un ciuffo di capelli dal viso, per poi rivolgersi a Jade, senza però staccare gli occhi da Almaril.
    -...il mio ospite non si sente molto bene. Il suo corpo, già martoriato da molte ferite, è stato scosso da un dolore tremendo, tanto da farlo cadere dal letto. Saresti così cortese da aiutarmi a farlo coricare a letto?
    Quindi rivolse al ragazzo i suoi splendidi occhi, ora velati da una leggera preoccupazione, che le conferivano una perfetta espressione da “donzella in difficoltà a cui è impossibile negare il proprio aiuto”.

    img



    « Lux, l'angelo della Grazia Divina »

    image

    angel
    La risposta di Cloud come al solito fu muta: un semplice cenno affermativo con la testa. L’amico si era sistemato su una delle sedie della cucina, rannicchiato con le ginocchia raccolte al petto; Lux conosceva bene quella posizione e guardandolo con la code dell’occhio, sorrise con fare materno, mentre preparava la cioccolata per Cloud e il tè per lei.
    - Che buon profumo.
    Fu il commento dell’angelo, sentendosi avvolto dal profumo di tè, cioccolata e biscotti. Lux continuava a sorridere, ora leggermente compiaciuta: Cloud non parlava molto, perciò ogni sua frase era tenuta in gran conto da Lux, eccetto in rare occasioni (come quando Azraphel la faceva arrabbiare più del solito).
    Lux servì all’amico la sua cioccolata, dopodiché iniziò a preparare anche le tazze per Iris ed Almaril. Cloud notò le tazze in più, infatti disse:
    - Vedo che hai ospiti. Scusa… non sarei dovuto venire così all’improvviso, ma… bè… ecco… il fatto è che oggi è arrivato Jade e… insomma, avevo bisogno di distrarmi…
    L’angelo smise di mettere a posto le tazze per rivolgere la sua attenzione all’amico. ”Non ti preoccupare, Cloud. Lo sai bene che tu ed Azraphel mi fate sempre cosa gradita quando cercate la mia compagnia”, pensò sorridendo dolcemente, tuttavia non disse niente. In questo, infatti, consisteva la differenza tra lei ed Azraphel: quando Cloud era triste lei e l’amico si comportavano in modo diverso, per non dire opposto, per tirargli su il morale. Mentre Azraphel riempiva il silenzio di Cloud con lunghi monologhi, Lux rimaneva in silenzio anch’essa, basandosi più sui gesti.
    - È davvero buona… grazie.
    Commentò Cloud, per poi aggiungere poco dopo:
    - Ah, Lux, volevo dirti una cosa. Mi… mi dispiace per il regalo che mi avevi fatto, ma è andato completamente distrutto e…
    Lux ascoltò l’amico. ”Non ti preoccupare Cloud, so che non è colpa tua... Vedrò il modo di fartene un altro”, pensò l’angelo, ma prima che potesse rispondere alcunché, lo stesso Cloud si interruppe:
    - Vincent…?
    Ma prima che i due potessero accertarsi della presenza di Vincent, un altro inaspettato ospite entrò dalla finestra: Azraphel.
    - Ma chi si vede...i miei migliori amici!
    Esordì l’angelo entrando nella cucina. Appena entrato abbracciò Lux e le posò un rapido sul suo collo: questo la infastidiva non poco, ma col tempo ci aveva fatto l’abitudine, quindi lo lasciò fare tranquillamente. Mentre Azraphel restituiva il mantello a Cloud, Lux continuava imperterrita nelle sue faccende, poiché l’arrivo dell’amico le aveva fatto dimenticare ciò che le aveva detto poco prima Cloud.
    - Oh, mia cara Lux, sei sempre così impegnata... permettimi di aiutarti. Su, non fare quella faccia: in cucina non mi batte nessuno. Vai a riposarti! Ci penso io!
    Disse Azraphel, avvicinandosi all’amica e facendola sedere su una delle sedie della cucina, vicino a Cloud. Lux lo guardò con aria lievemente seccata, poiché sentiva la necessità di fare qualcosa e non sopportava di starsene con le mani in mano, ma dato che non aveva intenzione di discutere con l’amico, non disse niente, senza però staccargli gli occhi di dosso, seguendo ogni suo movimento, nonostante fosse abbastanza tranquilla dato che conosceva le abilità in cucina di Azraphel.
    - Vi conviene stare indietro.
    Esclamò l’angelo. Né Cloud, né Lux si mossero. L’amica osservò i suoi gesti, in attesa che finisse, senza fare una piega, dal momento che non era la prima volta che lo vedeva cucinare.
    - Voilà! Su, vai a portare il té alla tua protetta e al vostro misterioso ospite
    Concluse Azraphel e Lux si ritrovò con un vassoio in mano: era una palese richiesta di lasciarlo solo con Cloud. Così, con buona pace, l’angelo si avviò verso la camera degli ospiti.
    Giunta alla porta della camera, notò che quest’ultima era solo socchiusa. Inoltre avvertì nella stanza tre presenze e non due, distinguendo nella terza quella di Jade. Si apprestò ad entrare, ma in quel momento sentì qualcuno suonare alla porta, così, dato che avvertiva un’atmosfera tranquilla nella stanza, scese al piano di sotto per accogliere l’unico ospite entrato dalla porta, in quel giorno.
    Una volta aperto il portone d’ingresso, si trovò davanti Vincent.
    - Benvenuto Vincent! Se cercate Cloud, è in cucina, se invece cerate il vostro allievo... Credo che sia nella stanza degli ospiti con Iris. Comunque, qualsiasi sia il motivo della vostra visita, fate come foste a casa vostra.
    Detto questo, Lux fece cenno a Vincent di entrare.

    image

     
    Top
    .
  11. Irarn
     
    .

    User deleted


    «Almaril Ethradar»

    8-1

    Almaril si risvegliò dal torpore gradualmente, e con una terribile sensazione di mancanza d'aria, come se tutto attorno a lui si stesse restringendo per soffocarlo. Annaspò per qualche secondo, dopodiché iniziò a riacquistare sensibilità alle diverse parti del corpo. Il calore tornò a fluire nelle sue membra, e riuscì finalmente a riaprire gli occhi, sperando vivamente di non aver destato grave imbarazzo nella sua gentilissima ospite. "Devo impedirmi di perdere nuovamente i sensi...", pensò. "E' una mancanza di rispetto verso Iris e la sua dimora. Quale daimon vorrebbe vedere il proprio ospite pigramente abbandonato su un letto, senza nemmeno pronunciare ringraziamento?" Una fitta di dolore atroce alla schiena lo fece tossire, ma riuscì, mordendosi la lingua con forza estrema, di cadere ancora in avanti. In quei momenti, era come se il suo cervello perdesse la razionalità, e iniziasse a inviare comandi errati al suo corpo. "Come sono ridotto... Non riesco nemmeno a controllare il mio corpo..." si accusò Almaril, in un momento di completo smarrimento. "Mi sono fatto quasi uccidere da un gruppo di ladruncoli di città..."
    Osservandosi attorno, si accorse di trovarsi sempre nella stessa stanza, adagiato sul letto di prima. Le lenzuola erano attorcigliate attorno alle sue gambe martoriate, forse a causa dei suoi spasmi durante lo svenimento. Allungò un braccio per sistemarle, nel vano tentativo di darsi un po' di contegno agli occhi dei due daimon che lo osservavano.
    Di fronte a lui, eretta con sguardo premuroso, c'era Iris, la dolce ragazza che l'aveva salvato e che aveva un volto incredibilmente familiare all'Aquila... Al suo fianco, un ragazzo, dall'aspetto giovane ed energico, gli occhi penetranti e di un viola intenso carichi d'arrogante ironia. Avvolto in un meraviglioso mantello nero bordato d'oro, il giovane appariva sicuro di sé, e della propria indiscutibile avvenenza.
    "Conosco la ragione di quella nota di scherno nei suoi occhi... Sono io. Sono io, nella mia debolezza e inferiorità. Oh, come vorrei fuggire, per rifugiarmi in un luogo solitario ed ameno in cui nessuno può vedermi... Eppure, così facendo, mi dimostrerei scortese verso Iris. La apprezzo moltissimo per ciò che mi ha fatto e per la sua comprensione, non voglio che pensi che sia una persona rozza e sgarbata. Cercherò di dimostrarle riconoscenza..."
    - Perdonatemi... Perdonate il mio comportamento inopportuno. - Così dicendo, Almaril cercò di apparire sicuro di sé quanto il daimon estraneo appena arrivato, e tentò di fare pressione sulle braccia per mettersi a sedere sul bordo del letto. Una fitta di dolore, tuttavia, gli impedì di sollevarsi, e ricadde di peso sul materasso di piume. "Speriamo che non l'abbiano notato..." pregò. "E' davvero così difficile per me non crollare ogni minuto?"
    - Volevo ringraziarvi ancora, Iris, per la gentilezza e la comprensione che avete dimostrato nei miei confronti. Apprezzo molto ciò che avete fatto, e ve ne sarò eternamente grato. Vi prometto che vi restituirò il debito, al più presto. Per qualsiasi cosa, chiamatemi, ed io vi aiuterò senza esitazione. - Tentò di sorridere cordialmente, ma ebbe l'impressione che quella che si disegnò sul suo volto fu una smorfia ridicola. - Vorrei ringraziare anche il vostro angelo, Lux, per avermi guarito e avermi ridato forza. Ditele, da parte mia, che è un'ottima guaritrice, e che le sarò sempre riconoscente. Adesso, vorrei per lo meno dirvi qualcosa su di me, per non continuare ad essere dei completi estranei. Io sono di Prima Lux, nel Regno dell'Alba, ma attualmente risiedo ad Aetherius. Negli ultimi giorni mi sono recato a Ianua per svolgere una commissione: il mio fabbro di fiducia si è recentemente trasferito qui in città, ed io, avendo necessità di acquistare una nuova spada, sono andato nella sua nuova bottega. Quando voi mi avete salvato, ero all'inseguimento di alcuni ladri che mi avevano rubato l'arma, ma che mi avevano circondato e... - Sentì di stare arrossendo terribilmente, a causa dell'argomento appena toccato, quindi decise di cambiare argomento.
    - Salve! - salutò in direzione del daimon estraneo. - Io sono Almaril Ethradar, del Casato delle Aquile, mi trovo ospite dalla vostra compagna Iris perché... Beh, suppongo che la vostra amica vi abbia già raccontato il motivo... Voi siete? - chiese sorridendo gentilmente.

    8-1

     
    Top
    .
  12. Break Mad-Hatter
     
    .

    User deleted


    « Cloud, l’angelo della Luna Rossa »

    2-4

    - Vincent…?
    Prima di poter trovare conferma alla sua domanda, Azraphel con entusiasmo fece la sua comparsa nella stanza.
    - Ma chi si vede... i miei migliori amici!
    Azraphel!” non appena lo videro gli occhi di Cloud si illuminarono, per poi incupirsi lievemente subito dopo, quando l’Angelo andò ad abbracciare Lux e le posò un bacio delicato sul collo.
    Inspiegabilmente sconsolato, tornò a concentrarsi sulla cioccolata calda che teneva tra le mani e a gustarla a piccoli sorsi. Era davvero buona: amara come piaceva a lui, al tatto non risultava né troppo liquida, né eccessivamente cremosa. C’era un perfetto equilibrio tra gli ingredienti. “…un attimo… perché mi sono messo a studiare la composizione della cioccolata…? Che mi…?
    Il tocco improvviso di Azraphel sulle proprie spalle gli fece dimenticare all’istante le sue farneticazioni culinarie, scaldandogli il cuore.
    - Eccolo a te, come nuovo.- gli disse, e solo allora Cloud si accorse che gli aveva appena restituito il mantello rosso a cui era tanto affezionato. -Dopotutto te l'avevo promesso.
    A quelle ultime parole gli schioccò un sonoro bacio sulla fronte e si allontanò, per tornare a guardarsi intorno con curiosità. Cloud, invece, rimase del tutto immobile. Quel piccolo gesto, così spontaneo ed innocente, finì inevitabilmente per riportargli alla memoria ciò che era successo alla fiera, il bacio gelido di Jade, la paura che aveva provato, la reazione del suo migliore amico. “Già… Azraphel mi ha protetto… mi ha rassicurato: se non ci fosse stato lui, non so cosa sarebbe potuto succedere. I suoi abbracci erano così caldi… come questo bacio, del resto…” istintivamente sollevò una mano a sfiorarsi la fronte. “Nulla a che vedere con quello di Jade…
    - Vi conviene stare indietro.
    La voce squillante dell’Angelo interruppe il flusso dei suoi pensieri, riportandolo alla realtà. Aveva sostituito Lux ai fornelli e si era messo a cucinare al posto suo, in modo del tutto singolare. In meno di cinque minuti aveva già finito.
    - Voilà!- disse, porgendo alla donna un vassoio su cui aveva messo il tè con i biscotti. -Su, vai a portare il tè alla tua protetta e al vostro misterioso ospite.
    Quando Lux uscì dalla stanza, Azraphel si slegò i capelli e si sfilò il grembiule da cucina con un sospiro. Poi, raggiunto Cloud, si inginocchiò accanto a lui, poggiando il mento su un suo ginocchio e fissandolo con quei suoi magnetici occhi dorati.
    - Sono molto offeso, sai?- brontolò. -Sono passato dalla Magione della Luna, prima di venire qui, e ho visto che è arrivato Jade. Conoscendoti, immagino che la sua presenza ti abbia turbato non poco. Perché, allora, invece di venire qui, non sei venuto a chiedere aiuto a me...?
    Quelle parole lo colpirono con la violenza di un uragano, mentre un invadente senso di colpa cominciava a farsi strada dentro di lui, che nel frattempo, chiudendo gli occhi, aveva voltato il viso leggermente di lato, come per nascondergli la sua espressione.
    - Scusami…- mormorò esitante. -…davvero. Sono venuto qui da Lux semplicemente perché sapevo che non mi avrebbe detto niente: non penso che avrei saputo cosa rispondere alle tue domande. Dopotutto non ne sono mai stato in grado…
    Sconsolato per aver ferito Azraphel, da sempre inspiegabilmente geloso nei suoi confronti, un po’esitante gli poggiò una mano sulla testa, passandogliela tra i soffici capelli chiari in una timida carezza, nel tentativo di tirarlo su di morale.
    - La prossima volta verrò subito da te… è una promessa.- aggiunse, continuando ad accarezzarlo dolcemente. -Però devi preparami una cioccolata buona come quella di Lux, altrimenti niente.
    Detto ciò, istintivamente Cloud si chinò verso di lui e gli posò un leggero e rapido bacio sulla testa. Solo quando si allontanò nuovamente, si rese conto di ciò che aveva fatto. “Gli… gli ho solo restituito quello che lui poco fa ha dato a me.” pensò, arrossendo lievemente. “E poi, lui lo fa sempre con me…!
    In quel momento Vincent fece capolino nella stanza.
    - Con permesso.- esordì. -Spero di non aver interrotto niente di importante…
    Il suo sguardo vagò per alcuni istanti da Cloud ad Azraphel e viceversa, con un’espressione imperscrutabile in volto.
    - Comunque, stai bene, Cloud?
    L’Angelo si limitò ad annuire.
    - Meno male. Ne sono felice.- gli sorrise dolcemente. -Ora vi lascio soli: credo che andrò a bussare alla porta di Iris. Scusate ancora il disturbo…
    Salutando Azraphel con un cenno del capo, Vincent se ne andò, diretto al piano di sopra. Cloud lo seguì con lo sguardo, per poi tornare a concentrare la sua attenzione sull’amico.
    - Mi... mi puoi perdonare, Azraphel?- chiese timidamente. Dopodiché tacque.

    2-4

     
    Top
    .
  13. @Elisa@
     
    .

    User deleted


    « Jade O’Lantern »


    Iris si riprese in fretta dalla sorpresa e, inaspettatamente, gli poggiò le mani sul petto.
    Jade la osservò con curiosità. Quel contatto non gli suscitava la benché minima emozione, ma non poté fare a meno di domandarsi se fosse sincera o se stesse solamente recitando.
    L'espressione maliziosa che le attraversò il viso per un istante fu una risposta più che sufficiente.
    “Figurarsi...ha solo voglia di giocare un po' con me...”
    “Oh, Jade, che bella sorpresa!” esclamò infatti, gentilmente, e con altrettanta delicatezza gli sfiorò il volto in una carezza leggera alla quale il ragazzo rispose con un sorriso appena accennato.
    “Dovresti essermi grata: non permetto a molte donne di toccarmi...” pensò, e subito la sua mente corse a Kathryn Fallenwish.
    Lei, nonostante fosse un Drago Argenteo e fosse più donna di molte donne che aveva conosciuto, era probabilmente l'unica persona nell'universo a cui aveva permesso di avvicinarlo con intenzioni affettuose. Spesso, quando andava a trovarla, si ritrovava chissà come a essere abbracciato, coccolato e accarezzato come una specie di piccolo gatto. La prima volta aveva provato a sottrarsi a tutto quell'amore materno, ma il sorriso ambiguo e dolcemente minaccioso che Kathryn gli aveva rivolto l'aveva costretto a zittirsi; da allora non aveva mai più osato allontanarla e soprattutto aveva sviluppato nei suoi confronti una sorta di inspiegabile e affettuoso rispetto, unito a una gran paura.
    “Dato che sei qui, non vorrai di certo negarmi il tuo aiuto...” riprese Iris, attirando la sua attenzione.
    Jade seguì i suoi movimenti con lo sguardo mentre lei si avvicinava al ragazzo -che giaceva immobile a terra-, si inginocchiava accanto a lui, gli scostava gentilmente un ciuffo di capelli dal viso e, continuando a fissarlo, riprendeva a parlare.
    “Il mio ospite non si sente molto bene. Il suo corpo, già martoriato da molte ferite, è stato scosso da un dolore tremendo, tanto da farlo cadere dal letto. Saresti così cortese da aiutarmi a farlo coricare a letto?”
    Sorpreso da quella richiesta inaspettata, Jade spalancò leggermente gli occhi.
    “Cos'è, una specie di prova di forza di volontà...? Vuoi vedere se davanti a te saprò contenermi o meno? Molto spiritosa...”
    Fissando i suoi occhi in quelli di Iris, cercò di trovarvi la traccia di ironia e di sfida che li contraddistinguevano, ma tutto ciò che vi lesse fu una leggera preoccupazione unita ad una muta richiesta di essere aiutata.
    “Ahah, ma che bello sguardo...quasi commovente...senonché mi sembri la persona meno incline dell'universo a chiedere aiuto. Mi piace il tuo modo sottile di prendermi in giro...”
    Con un sorriso ironico, Jade spostò il suo sguardo sull'ospite di Iris. Non era propriamente il suo tipo (preferiva i bruni), ma era comunque un bel ragazzo e l'idea di mettergli le mani addosso -anche se nel senso migliore possibile- lo allettava parecchio.
    “Ma certo” rispose dunque con gentilezza, e si inginocchiò accanto al giovane.
    Nonostante non vantasse una grande forza fisica, riuscì a sollevarlo senza sforzo particolare -era più leggero di quanto sembrasse- e lo adagiò delicatamente sul letto, rimanendo un istante più del dovuto abbracciato a lui per studiare il suo viso da vicino.
    Sembrava sofferente: i suoi occhi erano serrati con forza, le labbra tirate per il dolore e le pallide guance imperlate di sudore freddo.
    Facendo scivolare lo sguardo sul suo corpo, Jade notò che la sua pelle -laddove non era coperta dalle bende- era segnata un po' ovunque da piccole ferite, come se fosse precipitato da una grande altezza. E sembrava che avesse un braccio rotto.
    “Chissà che cosa gli è successo...”
    Sentendosi lo sguardo di Iris sulla nuca, il ragazzo si affrettò a rialzarsi. Prima che potesse rivolgersi ancora alla sua ospite, però, il misterioso giovane si mosse e pian piano si risvegliò. Poco dopo che ebbe aperto gli occhi, prese a tossire convulsamente.
    “Nemmeno mia nonna prima di morire era ridotta così male” pensò Jade, annoiato.
    Quando il giovane si fu ripreso, si guardò intorno con espressione smarrita e infine, rivolgersi a Iris, balbettò qualche scusa e iniziò a raccontare la storia della sua vita.
    “Ma chi ti ha chiesto niente...?”
    Sbuffando, Jade si passò distrattamente una mano tra i capelli e si avvicinò di un passo alla finestra chiusa della stanza, specchiandosi in essa e rimirando la propria bellezza con gran compiacimento.
    Solo quando sentì che il giovane aveva iniziato a parlare di ciò che gli era appena successo la sua attenzione e il sguardo tornarono, seppur malvolentieri, a lui.
    A quanto pareva era stato attaccato e ferito da un gruppo di ladruncoli di città che gli avevano sottratto la sua nuova spada. L'intervento di Iris era stato provvidenziale per salvarlo e recuperare l'arma.
    “Ridicolo” pensò il Drago Nero, sorridendo con ironia. “Se ha comprato una spada, evidentemente vanta di essere un guerriero...e si fa sconfiggere da qualche malvivente...davvero ridicolo...”
    In quel momento lo sguardo del giovane si spostò su di lui e le sue labbra si inarcarono in un sorriso appena accennato.
    “Salve!” lo salutò, gioviale. “Io sono Almaril Ethradar, del Casato delle Aquile, mi trovo ospite dalla vostra compagna Iris perché...”
    “Compagna?” ripeté Jade nella sua mente, inarcando un sopracciglio.
    “Bé, suppongo che la vostra amica vi abbia già raccontato il motivo...”
    “Amica...? Diamine, questo individuo ha una visione molto distorta del mio rapporto con Iris...”
    “Voi siete?” concluse infine il giovane, senza perdere il suo sorriso.
    Leggermente infastidito da tutta quella gentilezza, Jade si sforzò di ricambiare con un sorriso altrettanto affabile e di rispondere con tutta la cortesia di cui era capace.
    “Jade O'Lantern, Casato dei Draghi Neri” disse, esibendosi in un piccolo inchino. “Ma ti sarei grato se mi chiamassi solo “Jade”: non vado fiero di essere nato in una famiglia di assassini”
    Con estrema naturalezza, il ragazzo si rialzò e fece per aggiungere qualcosa, ma in quel momento qualcuno bussò alla porta. Tutti si voltarono verso di essa e Iris sembrò sul punto di avviarvisi, ma Jade la fermò poggiandole gentilmente una mano sulla spalla.
    “Permettetemi, mia signora...” mormorò ironicamente, e andò ad aprire la porta.
    Davanti a lui, con la sua solita espressione seria e composta, si presentò Vincent.
    “Oh, ma guarda chi si vede...il mio aitante maestro”
    Gli rivolse un sorrisetto, mentre nella sua mente si faceva largo un pensiero ben preciso.
    “Se lui è qui...e lo sono anche Iris e quel tizio, Almaril...significa che con ogni probabilità Cloud è rimasto da solo...perfetto!”
    Dando le spalle a Vincent, tornò sui suoi passi e si chinò leggermente per sussurrare all'orecchio di Iris:
    “Tieni occupato il tuo nuovo ospite per un po', eh? Io intanto vado a cercare Cloud...”
    Si chinò per baciarle una guancia, poi rivolse un rapido gesto di saluto ad Almaril -cosa che in un'altra situazione non avrebbe fatto, ma in un certo senso quel ragazzo gli stava simpatico- e si avviò verso il corridoio; nel passargli accanto, sfiorò distrattamente il petto di Vincent, come invitandolo a scostarsi leggermente, quando il suo unico intento era approfittare della sua divisa da battaglia a dir poco “scollata” per sentire sotto le sue dita il calore e la forte muscolatura del suo corpo.
    Una volta fuori, richiuse la porta dietro di sé e, rimasto solo, poté finalmente togliersi dalle labbra il sorriso di circostanza che aveva sfoggiato fino a quel momento. Impassibile, scese al piano di sotto e vagò per l'ampio salotto di casa, per poi raggiungere la sala da pranzo, direttamente comunicante con la cucina, dalla cui porta sentì provenire delle voci. Si accostò all'uscio e sbirciò all'interno della stanza.
    Cloud, seduto rigidamente su una sedia, gli dava le spalle e accarezzava lentamente i capelli di Azraphel, seduto a terra con il viso appoggiato a una gamba dell'amico. Jade trattenne a stento una smorfia.
    “Accidenti, che sfortuna...finché ha intorno il suo fidanzato geloso non posso fare niente...”
    Perso com'era nei suoi pensiero, non comprese le parole che Cloud sussurrò all'altro angelo. In ogni caso gli parve che quell'atmosfera fosse fin troppo intima e la cosa lo infastidì; senza alcun imbarazzo, ma anzi sbuffando con irritazione, Jade entrò in cucina e, dopo aver rivolto a Cloud un sorriso malizioso, ricambiò con acidità lo sguardo improvvisamente acido di Azraphel.
    “Stupido angelo...non riesco a capire se sia stupido o faccia finta di esserlo. Pensa davvero che bastino qualche occhiataccia e una ridicola scenata di gelosia per farmi rinunciare al suo bell'amichetto...?”
    Mentre ridacchiava per il suo stesso pensiero, lo sguardo del ragazzo cadde sulla spada che Azraphel portava appesa alla cintola.
    “Ma quella è...”
    Sgranando impercettibilmente gli occhi, Jade strinse i denti per impedirsi di ricoprire di insulti lo stolto angelo che, senza probabilmente rendersene conto, aveva appeso ad un fianco uno dei pochi oggetti che per Jade avesse un qualche valore.
    “La mia spada” sibilò, allungando una mano verso Azraphel. “Restituiscimela...”
    “...se non vuoi ritrovarti senza testa, angelo disgustoso”

    divisori16

     
    Top
    .
  14. Hellionor
     
    .

    User deleted


    « Azraphel - Chierico di Dio »

    div4

    333v42w
    Di fronte alla sua triste domanda, Cloud esitò a lungo prima di dargli una risposta. Azraphel, pur avendo gli occhi chiusi, percepì tutta la tensione dell'amico e lo sentì irrigidirsi, mentre finalmente mormorava le sue scuse unite a qualche breve spiegazione che tuttavia non bastò a consolarlo.
    “Sappiamo entrambi perché non sei venuto a chiedermi aiuto, Cloud...perché io non sono una persona affidabile, a differenza di Lux, e perché lei è riuscita a conquistarsi la tua fiducia e il tuo affetto, a differenza di me...”
    Mentre rifletteva, sempre più abbattuto, improvvisamente l'amico gli poggiò delicatamente una mano sulla testa. In un primo momento Azraphel pensò che non l'avesse fatto apposta, o addirittura di esserselo immaginato, ma ebbe da ricredersi quando sentì le dita sottili di Cloud scorrere tra i suoi capelli in una carezza leggera.
    In quel momento la sua tristezza venne come spazzata via in un istante, sostituita da una piacevole sensazione di calore.
    Azraphel si lasciò accarezzare a lungo, abbandonandosi a quel tocco gentile e timoroso. Cloud non lo aveva mai avvicinato di sua iniziativa né tanto meno aveva mai reagito di fronte alle sue manifestazioni d'affetto; persino quando lo aveva visto triste si era sempre limitato a consolarlo a parole, rifiutando ogni tipo di contatto fisico. Quella era la prima volta, dopo secoli e secoli di amicizia, che gli concedeva un gesto affettuoso.
    “La prossima volta verrò subito da te…è una promessa” gli disse inoltre, senza smettere di accarezzarlo dolcemente. “Però devi preparami una cioccolata buona come quella di Lux, altrimenti niente”
    “Tutto quello che vuoi” pensò Azraphel, crogiolandosi nel calore che quella insolita vicinanza con l'amico gli procurava.
    Poi, del tutto inaspettatamente, sentì Cloud chinarsi verso di lui; prima che potesse sorprendersene, gli aveva già posato un rapido bacio sulla testa e si era ritratto in fretta.
    Questa volta fu sicuro di esserselo immaginato, perché Cloud non avrebbe mai fatto una cosa del genere...non poteva aver fatto una cosa del genere. Era assolutamente impossibile.
    Eppure, quando Azraphel sollevò sorpreso lo sguardo su di lui, vide la sua espressione confusa per il suo stesso gesto e subito dopo il lieve rossore che colorò le sue guancie solitamente pallide, e capì che era successo davvero. Cloud l'aveva baciato. Sulla testa, certo, ma era pur sempre un bacio.
    “Non posso crederci...mi hai fatto aspettare miliardi di anni, adorabile stupido che non sei altro...”
    Prima che potesse fare alcunché, però, qualcuno fece capolino nella stanza: era Vincent. Fermandosi sulla porta, disse:
    “Con permesso. Spero di non aver interrotto niente di importante…”
    “No, ma figurati...ti ho mai detto che ti odio, piccolo Drago?”
    Lo sguardo dell'uomo vagò per alcuni istanti da lui a Cloud e viceversa e la sua espressione, per quanto apparentemente imperscrutabile, diede ad Azraphel la consapevolezza che doveva aver notato qualcosa di diverso dal solito. Dopotutto Vincent conosceva il suo angelo da diversi secoli, ormai, e non poteva non essersi accorto del rossore che animava le sue guance e dell'imbarazzo che aleggiava sul suo viso.
    “Maledizione...spero che faccia finta di niente...se dovesse raccontarlo a Kathryn...”
    “Comunque, stai bene, Cloud?” domandò Vincent, rivolgendosi al suo angelo.
    “Certo che sta bene: è con me” pensò Azraphel, irritato. “Adesso sparisci”
    Cloud annuì brevemente.
    “Meno male. Ne sono felice”
    Il sorriso gentile che Vincent gli rivolse non piacque per niente ad Azraphel, che nonostante tutto rimase in silenzio e si sforzò di tenere a freno l'istinto che gli urlava di prendere il piccolo Drago per il collo e scaraventarlo giù dalla finestra.
    “Dopotutto siamo al piano terra...non si farebbe niente...ma avrei proprio voglia di togliermi questa soddisfazione”
    “Ora vi lascio soli: credo che andrò a bussare alla porta di Iris. Scusate ancora il disturbo…”
    Dopo avergli rivolto un cenno di saluto, Vincent se ne andò. Azraphel lo guardò allontanarsi, mentre la sua mente elaborava un orribile ragionamento.
    “Adesso che ci penso...lui e Cloud vivono sotto lo stesso tetto da una vita. E da quando ha perso sua moglie, non mi sembra che Vincent sia mai più stato con nessuno...ma come ho fatto a non pensarci prima?! Maledetto mortale! Se si è approfittato del mio Cloud, giuro che lo ammazzo...!”
    La voce esitante di Cloud lo riportò bruscamente alla realtà.
    “Mi... mi puoi perdonare, Azraphel?” chiese timidamente, per poi zittirsi e abbassare lo sguardo.
    Intenerito, Azraphel sorrise dolcemente e, tornando a sedersi accanto a lui, gli sfiorò una mano con la propria.
    “Oh, cucciolo mio...certo che ti perdono...”
    Non ebbe tempo di dirgli niente, però, che sentì la porta cigolare e qualcun'altro piombò nella cucina a interromperli. Questa volta era Jade, che sotto lo sguardo irritato di Azraphel lanciò uno sguardo malizioso a Cloud e gli fece l'occhiolino.
    “Maledetto ragazzino...! Che diavolo vuole?!”
    Istintivamente si alzò e si frappose tra loro, poggiando una mano sulla spalla di Cloud per tranquillizzarlo -dal momento che la presenza del ragazzo lo faceva sempre cadere nel panico- e riservando a Jade un'occhiata gelida.
    “Sta' lontano da lui” diceva il suo sguardo, e il Drago sembrò capirlo perché non avanzò oltre. Il suo sguardo arrogante cadde sulla spada appesa alla cintola dell'angelo e improvvisamente si rabbuiò.
    “La mia spada. Restituiscimela...”
    Azraphel l'avrebbe anche accontentato -davvero- se lo sguardo di Jade non fosse stato un concentrato di odio e disprezzo.
    “Ma guardalo...ha anche il coraggio di fissarmi così, dall'alto in basso, come se fossi l'ultimo degli esseri monocellulari dell'universo...va bene che odia gli angeli, ma sta un po' esagerando. Senza contare che ha osato sfiorare il mio Cloud. E' il momento di dargli una piccola lezione di vita...”
    Sorridendo amabilmente, Azraphel sfoderò la spada, gettò da parte il fodero e fece scorrere le dita sul piatto della lama. Poi sollevò la mano libera e, richiamando a sé un piccolo turbine di vento e dandogli la forma di una spada, creò una copia identica dell'arma di Jade.
    “Guarda che bello” disse, allegro. “Ho vinto un sacco di premi come illusionista per questo trucchetto. Con l'Aria posso creare delle copie di qualsiasi cosa, sai? Anche di una persona, volendo...anche di te...ma direi che un solo Jade O'Lantern basta e avanza”
    Sotto lo sguardo sempre più gelido del Drago Nero, l'angelo ripeté più volte la stessa operazione, fino a creare una ventina di spade tutte uguali. Tenendole sospese a mezz'aria, a metà strada tra lui e il ragazzo, ne cambiò velocemente l'ordine finché lui stesso perse di vista la spada originale. A quel punto abbassò le braccia e lasciò che le armi cadessero a terra, producendo un clangore metallico.
    “Ecco fatto” sogghignò Azraphel. “Divertiti a trovare la tua preziosa spada”
    Gli rivolse un ironico gesto di saluto e, prendendo Cloud per mano, lo portò con sé fuori nel giardino, oltrepassando la finestra e immergendosi in quel piccolo paradiso che era il cortile della Magione della Primavera. Condusse l'amico lontano da Jade, sotto un gruppo di alberi dalle alte fronde, dalla parte opposta del giardino; lì si fermarono e Azraphel prese immediatamente la parola.
    “Hai visto?” domandò, come un bambino in cerca di complimenti. “Sono stato bravo, no? Ho tenuto alla larga quel piccolo maniaco! Non gli ho permesso nemmeno di toccarti!”
    Senza aspettare risposta gli gettò le braccia al collo e lo abbracciò forte.
    “Ora che ho capito che in fondo sei consenziente, non ti lascerò più andare” gli sussurrò all'orecchio, ridendo. “Arriverai ad odiarmi...sono incredibilmente possessivo e appiccicoso, sai?”
    Gli stampò un bacio su una guancia, poi fece per liberarlo dalla sua presa...ma all'ultimo ci ripensò. Silenzioso, ricambiò per lunghi istanti lo sguardo di Cloud, i cui occhi cremisi lo fissavano interrogativi e leggermente ansiosi.
    “Io adesso farò una cosa, Cloud: prendila come una dimostrazione del fatto che ti ho perdonato” disse in un sussurro. “Però devi promettermi che non lo dirai a nessuno. Devi mantenere il segreto con tutti, anche con Vincent. Soprattutto con Vincent. Va bene?”
    Senza aspettare risposta -perché tanto sapeva che non ne avrebbe ricevuta alcuna- e senza più riflettere -perché era da secoli che desiderava farlo- gli poggiò un delicato bacio sulle labbra. Poi un altro. E un altro ancora. Senza alcuna pretesa. Solo per vedere come avrebbe reagito.

    div4

     
    Top
    .
  15. †Cheshire†
     
    .

    User deleted


    « Iris Rea Silvia Felix »

    img

    iris
    Dopo aver fatto la sua richiesta, Iris rimase in attesa della risposta di Jade. Il ragazzo, dopo aver squadrato Almaril con un certo interesse - che Iris ovviamente si aspettava -, accettò rispondendole gentilmente, quindi si inginocchiò anche lui, senza troppo sforzo sollevò il giovane e lo adagiò sul letto. Jade, dopo aver riposto Almaril a letto, si soffermò un momento ad osservarlo meglio. ”Eh no, Jade. Non ti permetterò di saltargli addosso, ora. Sappiamo entrambi che è un bel ragazza, però... è pur sempre mio ospite”, pensò Iris sorridendo divertita, con un’espressione ironica che le si dipinse sul volto per un attimo, tanto che Jade non se ne accorse.
    Poco dopo Almaril riprese i sensi, tuttavia i forti dolori continuavano a torturare il povero ragazzo. ”Non può continuare così. Devo trovare una soluzione”, pensò Iris facendosi seria e proprio in quel momento, mentre si concentrava per capire cosa fare, percepì una presenza a lei ben nota: Azraphel era appena arrivato. D’un tratto si illuminò. ”Ma certo! Chi meglio di un angelo seguace di Raphael potrebbe curare le ferite di Almaril”, pensò la ragazza, ormai persuasa di aver trovato una soluzione alle pene del suo ospite. Tuttavia, prima ch potesse fare alcunché, Almaril si rivolse a lei e a Jade:
    - Perdonatemi... Perdonate il mio comportamento inopportuno.
    Iris non poté fare a meno di assumere un’espressione apprensiva. ”Non ti preoccupare, Almaril, non hai nulla di cui ti devi scusare”.
    - Volevo ringraziarvi ancora, Iris, per la gentilezza e la comprensione che avete dimostrato nei miei confronti. Apprezzo molto ciò che avete fatto, e ve ne sarò eternamente grato. Vi prometto che vi restituirò il debito, al più presto. Per qualsiasi cosa, chiamatemi, ed io vi aiuterò senza esitazione.
    A quelle parole Iris sorrise: nonostante il fatto di doversi sdebitare fosse l’ultima cosa di cui il ragazzo dovesse preoccuparsi, non voleva rinunciarvi. ”Apprezzo molto le persone leali come te, Almaril”.
    - Vorrei ringraziare anche il vostro angelo, Lux, per avermi guarito e avermi ridato forza. Ditele, da parte mia, che è un'ottima guaritrice, e che le sarò sempre riconoscente.
    ”Lo farò. Ma tanto so che Lux obbietterà sostenendo che avrebbe potuto medicarti molto meglio di così”, pensò Iris divertita.
    - Adesso, vorrei per lo meno dirvi qualcosa su di me, per non continuare ad essere dei completi estranei. Io sono di Prima Lux, nel Regno dell'Alba, ma attualmente risiedo ad Aetherius. Negli ultimi giorni mi sono recato a Ianua per svolgere una commissione: il mio fabbro di fiducia si è recentemente trasferito qui in città, ed io, avendo necessità di acquistare una nuova spada, sono andato nella sua nuova bottega. Quando voi mi avete salvato, ero all'inseguimento di alcuni ladri che mi avevano rubato l'arma, ma che mi avevano circondato e... -
    La ragazza lo ascoltava attentamente, senza badare a Jade che appariva palesemente disinteressato agli antefatti, ma ad un tratto Almaril si interruppe cambiando completamente discorso, probabilmente perché si sentiva a disagio a parlare di quell’argomento:
    - Salve! Io sono Almaril Ethradar, del Casato delle Aquile, mi trovo ospite dalla vostra compagna Iris perché... Beh, suppongo che la vostra amica vi abbia già raccontato il motivo... Voi siete? -
    Disse, infatti, rivolto a Jade. ”Compagna? Amica? Sono proprio un’ottima attrice allora...”, pensò Iris divertita.
    - Jade O'Lantern, Casato dei Draghi Neri .
    Fu la risposta di Jade, accompagnata da un inchino e un tono forzatamente affabile.
    - Ma ti sarei grato se mi chiamassi solo “Jade”: non vado fiero di essere nato in una famiglia di assassini.
    ”Abbiamo entrambi dei mostri in famiglia: io cerco di nasconderlo, tu lo palesi. Siamo forse due facce della stessa medaglia?”, pensò ironicamente Iris, che venne immediatamente distratta dai sui pensieri da qualcuno che aveva appena bussato alla porta, così fece per andare ad aprire. Tuttavia, prima che potesse fare un passo, Jade la fermò, poggiandole una mano sulla spalla.
    - Permettetemi, mia signora...
    Aggiunse ironicamente il ragazzo. E Iris, rivoltagli un’occhiata altrettanto ironica, lo lasciò fare.
    Quando Jade aprì la porta e la ragazza realizzò chi aveva bussato rimase un attimo come paralizzata: Vincent era lì, di fronte a lei. A differenza di Jade, che mantenne la sua solita disinvoltura, Iris non sapeva come reagire: l’ultima volta che lei e Vincent si erano visti, senza contare la fiera di paese, era stato quando Azraphel l’aveva portata alla magione della Luna, contro la sua volontà, in piena notte, ma soprattutto mezza svestita, dato che indossava solo un pigiama leggero; da quella volta non aveva più avuto occasione di parlare con il daimon. Quando Jade le sussurrò all’orecchio ”Tieni occupato il tuo nuovo ospite per un po', eh? Io intanto vado a cercare Cloud...”, la ragazza sentì solamente un rumore ovattato risuonare nelle suo orecchie, percependo appena il bacio di Jade sfiorarle la guancia, mentre la sua mente ripercorreva gli eventi accaduti durante la sera del ballo.
    Una volta che Jade se ne fu andato, Iris si disse che non poteva rimanere a fissare Vincente come fosse un’apparizione del Signore dell’Universo, ma , nonostante il suo sforzo, le uniche cose che riuscì a dire furono:
    - Vincent, che bella sorpresa...
    Mentre pronunciava questa frase, si accorse di stare arrossendo, ma non riuscì ad evitarlo, così distolse lo sguardo, non riuscendo neanche a guardare Vincent negli occhi.

    img

     
    Top
    .
25 replies since 13/11/2013, 19:34   452 views
  Share  
.